Festa delle donne. Meno mimose e retorica, più tutele per le donne soggetti vulnerabili. Recente condanna della CEDU all’Italia. CamMiNo: urge riconsiderare il nostro sistema interno di tutela dei soggetti vulnerabili, Roma, 8 marzo 2017

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Strasburgo ha condannato il nostro Paese per non aver tutelato una donna e i suoi figli dalle violenze del marito

La Corte Europea dei Diritti Umani (CEDU) ha condannato l’Italia a risarcire una donna vittima 5 anni fa di ripetute violenze da parte del marito, culminate nell’uccisione del figlio diciannovenne accorso in suo aiuto durante l’ennesima aggressione. L’Italia, secondo la sentenza dei giudici di Strasburgo, non avrebbe agito con tempestività e sufficiente vigore a protezione della donna e per questo è stata condannata a risarcirla con 30 mila euro per danni non pecuniari e 10 mila a titolo di rimborso spese.

Anche in ambito di violenza di genere la Corte CEDU ritiene che il nostro Paese non abbia strumenti appropriati per contrastare la violenza domestica. Nel caso specifico le Autorità Nazionali, non intervenendo tempestivamente e adeguatamente a tutela della donna, neanche a seguito di ripetute denunce relative a violenza domestica, avrebbero contribuito a creare una situazione di impunità tale da favorire il ripetersi di atti di violenza fino al tentato omicidio della Ricorrente e all’omicidio di suo figlio per mano del marito violento.

“La condanna è motivata dalla violazione degli Articoli 2 (Diritto alla Vita), 3 (Divieto di trattamenti inumani o degradanti) e 14 (Divieto di discriminazione) della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo – afferma l’Avv. Giulia Barbara Provinciali, Responsabile della Giurisprudenza delle Corti Europee della Camera Nazionale Avvocati per la Famiglia e i Minorenni (CamMiNo) – La violazione dell’Art.14 risiede nella circostanza che il reato in questione, classificato come violenza di genere, era stato sottovalutato e per l’effetto, approvato: la Corte ha infatti rilevato che la Sig.ra Talpis era stata vittima di una discriminazione in quanto donna a causa dell’inerzia delle Autorità, che avevano sottovalutato la violenza di genere, legittimando, per così dire, il reato.”

La condanna per inadeguatezza della normativa in materia di violenza domestica e di genere si va ad aggiungere a quella relativa ai procedimenti relativi alla tutela delle relazioni familiari e dei minorenni: altre 21 condanne all’Italia. Il che -secondo la presidente nazionale Maria Giovanna Ruo- rende evidente l’indifferibilità della riforma dell’area persone, relazioni familiari, minorenni, con un sistema di giudice unico con competenza omnicomprensiva e un processo ad hoc per minorenni e soggetti vulnerabili che ne renda effettiva la tutela.

LORENZO COLETTA

Ufficio Stampa Nazionale

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Comunicato stampa

  Ascolta l’intervista della Presidente Maria Giovanna Ruo @ RadioIusLaw